Secondo le rilevazioni di Goletta Verde , i campionamenti hanno evidenziato acque fortemente inquinate in quattro località della costa ionica:
Comune di Calatabiano, località San Marco, nei pressi della foce dell'Alcantara
Comune di Acicastello, frazione di Acitrezza
Comune di Siracusa, località Pantanelli
Comune di Priolo
giovedì 22 agosto 2013
domenica 18 agosto 2013
mappa dell'inchiesta
attenzione: i materiali finora pubblicati sono solo parziali
(associazione Isola delle Correnti)
Lido di Noto - Marina di Avola
(Res.Ca.)
(Res.Ca.)
(Avola Resiste)
(S.O.S. Siracusa)
(Alberta Dionisi)
Brucoli - Costa Saracena
Agnone Bagni
(Catania Antispecista)
Acitrezza - Area marina protetta isole dei Ciclopi
(Centro Studi Acitrezza)
(Centro Studi Acitrezza)
Riserva Naturale orientata La Timpa
(Clara S.)
Taormina - Letojanni
Siracusa - Area marina protetta del Plemmirio
Lo scorso 29 luglio è scaduto il vincolo biennale alla riserva del Plemmirio. Esattamente il 29 luglio 2011 fu approvato un Decreto Regionale (ex legge 98/81) per l’istituzione della riserva della Penisola Maddalena, che ingloba tutta l’area della Pillirina e che ne tutela l’integrità per due anni più due di eventuale proroga.
Numerose sono state le pressioni, giunte alla Regione Siciliana, in seguito all’emanazione del suddetto decreto, con numerose osservazioni dei privati, interessati alla realizzazione del Villaggio Turistico della Pillirina. Osservazioni che chiedevano la riperimetrazione della riserva, allo scopo di scorporare dalla stessa, l’area di interesse del Villaggio Turistico. Osservazini che sono state “respinte” dall’organo preposto, ovvero dal Consiglio Regionale Protezione Natura (CPRN) nel maggio del 2012.
Alla fine di luglio, pochi giorni prima della scadenza, l’Assessore Regionale al Territorio e all’Ambiente Lo Bello, ha proposto la costituzione di un “Gruppo di lavoro, composto da rappresentanti della Regione, del Comune di Siracusa, dei Tavolo per il Lavoro, e dalle Associazioni Ambientaliste, che “senza pregiudizio alcuno”, si confronti e discuta della nuova perimetrazione della Riserva del Plemmirio”. Nei giorni passati avevamo segnalato la crescente pressione esercitata dal Tavolo del Lavoro e dai proprietari delle aree della “Pillirina” sugli organi che hanno la competenza per l’istituzione della Riserva Naturale Orientata “Capo Murro di Porco e Penisola della Maddalena”, allo scopo di consentire l’edificazione di una grande struttura turistica.
Adesso si è oltrepassato il segno: la proposta avanzata - a quanto pare di comune accordo dall’Assessore e dal Tavolo del Lavoro - è un fatto gravissimo, perchè individua un percorso del tutto irrituale che mina il regolare corso della procedura istitutiva della Riserva. Non si è mai visto un assessore regionale contrattare l'istituzione di una Riserva e suggerire, cosi come riportato nel comunicato stampa del Tavolo del Lavoro di Siracusa, la creazione di un "Gruppo di Lavoro" per definire il perimetro della Riserva. La legge regionale in materia di parchi e riserve (legge n. 98/81) non prevede assolutamente queste procedure. Ed ancora più grave è che l’Assessore Regionale Territorio e Ambiente non abbia ancora convocato il Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale (CRPPN) per esprimere il proprio parere sulle osservazioni formulate sulla proposta di riserva naturale e sulla integrazione del Piano Regionale Parchi e Riserve Naturali, necessario per includervi l’area naturale protetta in oggetto. È chiaro il tentativo di portare su un piano extra istituzionale un procedimento che dovrebbe riguardare esclusivamente gli aspetti e le caratteristiche ambientali paesaggistiche e di tutela di biodiversità dell’area in questione. Altro che “metodo innovativo”, il “gruppo di lavoro” che si prospetta è un pateracchio indecoroso, contrario alla legge! È del tutto evidente che SOS Siracusa e le singole associazione che la compongono, che non hanno mai offerto alcun avallo al metodo proposto, si rendono assolutamente indisponibili a far parte di qualsiasi “gruppo di lavoro”. Dell’iter istitutivo se ne occupino gli uffici dell'assessorato regionale, il Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale e la 4ª Commissione dell'Assemblea Regionale Siciliana. Detto ciò notiamo che il cosiddetto Tavolo del Lavoro di Siracusa ha assunto in questa vicenda un ruolo di lobby, inteso come gruppo di pressione che, più che auspicare, difendere, come dice di fare, l'interesse generale sta sponsorizzando un singolo progetto economico come se da questo dipendesse il futuro turistico della città.
Ci chiediamo, a questo punto, se oltre alla società Elemata srl non ci siano altri soggetti interessati che abbiano direttamente o indirettamente interessi o tornaconti di qualsiasi natura, sull'area della Pillirina. È diventato insopportabile il tentativo reiterato di screditare il ruolo degli ambientalisti, indicati quasi come filosofi della contemplazione fine a se stessa da colori i quali da anni continuano a parlare di strategie economiche volte al rilancio occupazionale della nostra provincia con scarsissimi risultati e obiettivi raggiunti. L’assessore lasci perdere la concertazione e metodi che nulla hanno a che fare con il corretto esercizio delle proprie funzioni istituzionali; proceda subito all’integrazione del Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali al fine di includervi la Riserva Naturale Orientata in oggetto e pertanto convochi con celerità il Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale e dopo trasmettea gli atti alla IV Commissione dell’ARS al fine di esprimere i pareri previsti dalla legge propedeutici all’emissione del decreto assessoriale di modifica del Piano.
S.O.S. Siracusa
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latomie della pillirina (sullo sfondo l'isola di ortigia) |
Fondaco - Sant'Alessio - Santa Teresa Riva - Furci - Roccalumera - Nizza
Il tratto di costa della provincia di Messina su cui sfociano i torrenti Fiumana d'Agrò, Savoca, Pagliara e Fiumedinisi, pur avendo in parte gli stessi problemi che affliggono altre località della riviera ionica, in particolare la speculazione edilizia in alcune località, presenta però un mare molto pulito e offre ancora molte spiagge libere non troppo affollate e ben tenute.
Va particolarmente tutelata per le sue caratteristiche naturali la spiaggia di Fondaco Parrino, afferente al Comune di Forza d'Agrò, da cui peraltro si attende da molti anni la definitiva autorizzazione per l'area riservata al naturismo.

Riposto - Torre Archirafi - Fondachello di Mascali - Fiumefreddo - San Marco
Oltre venti chilometri di un’enorme e splendida spiaggia, in
gran parte di ciottoli, circondata da macchia mediterranea, potrebbero essere
un’enorme risorsa. Ma dalla foce del fiume Alcantara a Torre Archirafi la costa
è stata devastata da ogni tipo di attività umana, con esempi al limite dell’incredibile:
la foce dell'Alcantara è parco naturale... e nella spiaggia c'è divieto di
balneazione a causa di scarichi fognari. Paradossale, anche perché si tratta di
un sito in cui in certi periodi dell'anno si rifugiano uccelli migratori, e che
quindi non andrebbe violato.
A Fiumefreddo, nella riserva della Gurna, c'è il cadavere
della cartiera Keyes, mai bonificata e piena di eternit. L’enorme spiaggia che
si estende da San Marco fino a Fondachello non ha alcuna manutenzione, è spesso
circondata da cumuli di spazzatura, la strada che la costeggia si interrompe in
una sorta di sentiero da rally, per poi trasformarsi in lungomare devastato
dall’abusivismo.
I cartelli di divieto apposti dai comuni di Calatabiano e
Fiumefreddo incredibilmente vietano l’accesso ai cani, senza alcun ragionevole
motivo vista l’ampiezza degli spazi. Nessun controllo invece per il divieto di
pesca, che nonostante il cartello viene esercitata nell’area.
Fondachello e Sant'Anna di Mascali sono devastate dalla
spazzatura e dalle concessioni selvagge ai lidi e la spiaggia di Riposto è
stata addirittura cancellata dall'abusivismo edilizio: fin dagli anni ’70 blocchi di cemento messi come frangiacque per
proteggere le ville abusive sorte nel centro del paese hanno sostituito la
spiaggia nera. A Torre Archirafi, infine, all’abusivismo si accompagna il
tentativo di farne un centro della vita notturna della costa ionica, con evidenti
conseguenze su quel che resta dell’ambiente naturale.
Report di Clara S.
Report di Clara S.
Acitrezza - Area marina protetta isole dei Ciclopi
La costa di Acitrezza è famosa per essere stata teatro dei poemi e dei romanzi più famosi della storia. I Malavoglia di Giovanni Verga, le Metamorfosi di Ovidio, l’Eneide di Virgilio, l’Odissea di Omero. Proprio quest’ultimo poema è quello che ha dato il nome a tutta la zona chiamata, appunto, “Riviera dei Ciclopi”.
Il turismo, così come lo intendiamo oggi, toccò Acitrezza nei primi anni ’50 ed i “villeggianti” apprezzavano le acque pulite e l’ordine e la pulizia del centro cittadino. I decenni successivi, però, devastarono quasi tutto il territorio di Acitrezza che si ritrovò con costruzioni oltre il limite e con servizi non adatti a contenere un tale numero di persone. I danni maggiori li ebbe la costa sulla quale, per “agevolare” la discesa a mare, vennero gettate innumerevoli colate di cemento.
La zona a nord, chiamata “barriera” è caratterizzata da grossi massi, (“pitrazzi” per i trezzoti) che oggi si trovano intramezzati da spesse e lunghe discese a mare interamente realizzate in cemento. Più avanti troviamo una zona di rara importanza geologica, infatti la costa si trasforma, mostrando tutta la particolarità della natura: sono i pillows lave. Il professor Roland dell’Università delle Hawaii li classificò come le formazioni “più straordinarie” del loro genere. Attualmente, i pillows lave, sono totalmente abbandonati al degrado, infatti una parte di essi si trova parzialmente coperta dal cemento ed un’altra parte è stata inglobata nelle strutture del porto nuovo di Acitrezza, sfregiandone diversi. Tra queste due zone di pillows lave si apre la più ampia spiaggia di Acitrezza (ed anche l’unica, visto che le altre sono state sostituite da ampie distese di cemento, seppellendole). Potrebbe essere un luogo di attrazione turistica, visto che è rimasta quasi intatta, ma proprio in questa zona sfocia la conduttura fognaria, senza depurazione, di Acitrezza.
La fogna che sfocia a mare, in piena zona “B” dell’AMP Isole del Ciclopi, è il problema più grave che colpisce la costa di Acitrezza. Centinaia di metri di costa sono segnati dal divieto di balneazione per inquinamento e quando le correnti sono più forti, le acque putride si spingono anche oltre.
Continuando a scendere verso sud incontriamo il porto nuovo di Acitrezza che ha inglobato al suo interno il vecchio scalo di fine XVII secolo. All’interno è ancora attivo il cantiere dei mastri d’ascia ed a fianco di quest’ultimo vi è l’antico scalo dei malavoglia ed il geosito dei Basalti Colonnari.
Tutta questa zona è d’esempio, perché fino agli inizi degli anni 2000 era ricoperta dal cemento, che occludeva anche le rarissime formazioni laviche, ora tutelate. Grazie alla tenacia dei soci del Centro Studi Acitrezza ed alla spinta propulsiva dei cittadini trezzoti la soprintendenza ai BB CC AA di Catania fece eliminare il cemento e riqualificare la zona. Fino ad oggi è l’unico esempio di rinaturalizzazione ad Acitrezza ed oggi l’area dei basalti colonnari è tra le più visitate dai turisti.

Spostandoci ancora più a sud, tra la zona dei “Faragghiuneddi” e la zona denominata “Stagnitta” vi sono varie colate di cemento, vetuste e pericolose, che fungono da discesa a mare. Continuando a scendere verso sud si trova il Lido dei Ciclopi a “tagliare in due” il Lungomare dei Ciclopi, bloccando la passeggiata ed impedendo il libero transito sulla battigia. Vengono a mancare delle discese a mare ecocompatibili che potrebbero permettere la discesa a mare ai bambini, agli anziani ai portatori d’Handicap ed in generale a tutte le persone che hanno difficoltà a muoversi sugli scogli.
AMP Isole dei Ciclopi:
L’Area Marina Protetta Isole dei Ciclopi, (provvedimenti
istitutivi: D.I. 7/12/1989 (G.U. n.86 del 12/04/1990), D.M. 17/05/1996 (G.U.
n.263 del 09/11/1996), D.M. 09/11/2004 (G.U. n.16 del 21.01.2005) ) è una delle
prime Riserve Marine istituite in Italia. L’obiettivo è quello di tutelare dei
fondali unici nel loro genere, quasi tutte le alghe e le piante marine presenti
nel Mediterraneo dimorano nello specchio d’acqua che circonda le isole dei
Ciclopi e tantissime specie di pesci si trovano a nuotare in queste acque.
Le specie ittiche si erano notevolmente ridotte negli ultimi
anni a causa della pesca intensiva, mentre la situazione odierna è nettamente
migliorata. Non è difficile imbattersi in grandi banchi di pesci di diverse
specie, anche sottocosta ed a pochi metri di profondità. Stesso discorso vale
per le altre classi animali e vegetali della riserva.
Il problema più grande, però, resta lo scarico fognario in
piena zona “B” dell’AMP. Oltre al grande scarico della zona spiaggetta, ve ne
sono altri più piccoli, ma dannosi, all’interno del porto di Acitrezza e sul
Lungomare Scardamiano di Acicastello, dove i torrenti si sono trasformati in
scarichi fognari abusivi.
Discutibile la scelta di permettere l’attracco nelle boe
tangenti la zona “A” di riserva integrale anche ai gommoni ed ai motoscafi. Gli
scarichi di benzina che si riversano in mare attraversano senza problemi le
sagole e le boe per entrare nello specchio d’acqua davanti l’Isola Lachea.
Inoltre il rumore causato da questo tipo d’imbarcazioni non si sposa con una
zona di riserva integrale quale è la zona “A”. Stesso discorso è da fare per il
corridoio di lancio, realizzato da qualche anno, che taglia in due la Riserva
ed è tangente alla zona “A” di riserva integrale. Oltre ai problemi con gli
scarichi di benzina ed al rumore causato da queste
imbarcazioni, si è di fatto impedito di fare una nuotata tra il Faraglione
Grande (zona “A”) ed i due faraglioni più piccoli (zona “B”) perché ci si trova
a dover attraversare il corridoio di lancio, zona deputata al passaggio delle
grosse barche a motore.
Centro Studi Acitrezza
giovedì 8 agosto 2013
Riserva Naturale orientata oasi faunistica di Vendicari
La Riserva Naturale orientata oasi faunistica di Vendicari è un delicato insieme di ecosistemi marini e terrestri, ed offre bellissime spiagge, purtroppo invase troppo spesso senza alcun rispetto.
La bellezza dei luoghi ha attirato, oltre ad un turismo in costante aumento, anche vari tentativi di saccheggio: nel 2011 ci vollero mesi di mobilitazione per impedire l'apertura di un megastabilimento balneare al confine nord con la riserva, nella cala adiacente alla spiaggia di Eloro e alle rovine dell'area Colonna Pizzuta.
Lo scorso anno è partito un nuovo tentativo di lottizzazione e cementificazione a poca distanza dalla stessa area, che abbiamo denunciato ed osteggiato sostenendo le mobilitazioni locali, e che solo poche settimane fa è stato, si spera definitivamente, bloccato.
Tutte dimostrazioni di come sia necessari vigilare su questi luoghi, per impedire le speculazioni e la cementificazione delle coste e per preservarli da chi utilizza le spiagge della riserva senza rispettare il mare e l'ambiente.
sabato 3 agosto 2013
Riserva Naturale orientata di Cavagrande del Cassibile
foto Argo Catania |
Nei mesi scorsi avevamo denunciato il tentativo di una nuova gravissima speculazione in Val di Noto con il progetto di costruzione di una discarica.
Nonostante la mobilitazione dei cittadini, la revoca regionale delle autorizzazioni, avvenuta fin dallo scorso febbraio, e l'esito positivo del ricorso al TAR, oggi Cava Grande continua ad essere in pericolo, poiché la SOAmbiente ha vinto il ricorso presentato in Appello.
Un paradiso naturale rischia di essere contaminato irrimediabilmente.
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foto Argo Catania |
Slideshow fotografica su Argo Catania
Cresce la mobilitazione in provincia di Siracusa contro la discarica di contrada Stallaini, nel Comune di Noto, subito ribattezzata "discarica di Cava Grande" per l'inquietante vicinanza con l'omonima Riserva Naturale Orientata.
Il 21 dicembre 2012 l'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana ha concesso alla ditta SOAMBIENTE di Agrigento l'Autorizzazione Integrata Ambientale per trasformare alcune cave di pietra abbandonate in una discarica di ben 614.000 metri cubi.
Le vecchie cave di pietra dovrebbero essere riempite, nei piani della SOAMBIENTE, con rifiuti di metalli non ferrosi (rame, piombo, nichel, cromo, zinco, titanio, ecc...), rifiuti provenienti da operazioni di bonifica, carboni attivi esauriti, amianto, rifiuti non biodegradabili, pietrisco ferroviario, cemento, miscele bituminose, polveri, rifiuti da estrazione di minerali metalliferi e non metalliferi, e altro ancora.
Quello messo in atto non è il primo tentativo di costruzione di una discarica sul sito di Stallaini. Tentativi sempre falliti per l'opposizione del territorio che, così com'è accaduto con le mobilitazioni contro le trivellazioni petrolifere, ha respinto l'avanzata degli speculatori nel sud-est della Sicilia.
L'area del progetto, totalmente circondata da campi coltivati e da aree incontaminate adibite al pascolo, si trova a qualche centinaio di metri dalla Riserva Naturale di Cava Grande del Cassibile e a poche decine di metri da uno degli affluenti del fiume Manghisi, protetto sia dall'istituzione della riserva, sia dalla popolazione locale, che gli ha sempre riconosciuto una funzione fondamentale nel mantenimento della biodiversità in tutta l'area iblea. Il fiume alimenta, inoltre, la quasi totale disponibilità d'acqua del sottostante comune di Avola, oltre ad essere meta di decine di migliaia di visitatori l'anno.
La zona del progetto ricade, inoltre, e per intero, all'interno dell'area sottoposta a vincolo paesaggistico, in cui è vietata la costruzione di "discariche di materiale di qualsiasi genere" e nelle immediate vicinanze di una necropoli bizantina.
Alle prime notizie del progetto la popolazione e le associazioni di Avola e Noto (ma anche di Siracusa, Canicattini Bagni e altri comuni della zona) si sono subito mosse in difesa della propria salute, lanciando una raccolta di firme per ottenere la revoca dell'autorizzazione. L'adesione all'iniziativa è stata massiccia e le firme si contano nell'ordine delle migliaia.
Ma c'è la consapevolezza che può non bastare, che bisognerà proseguire nella lotta in difesa del territorio, per ogni via praticabile. I confini comunali e il campanilismo sono stati abbattuti dalla coscienza che se è a rischio l'ambiente di Cava Grande, allora lo è tutta la Sicilia sud-orientale.
Il Comune di Noto, pressato con decisione dalle associazioni e dai cittadini, già nel dicembre del 2010 espresse parere negativo sulla costruzione della discarica, formulando dubbi circa l'ubicazione, la stabilità del terreno, l'ammissibilità dei rifiuti e il sistema di controlli. Ma venne scavalcata dalla Regione che fece proprie le conclusioni di una Valutazione d'Impatto Ambientale da molti giudicata inesatta e compiacente verso le intenzioni della SOAMBIENTE.
Il progetto, bloccato con un primo ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, ha di nuovo avuto il via libera, come se la popolazione non avesse già palesemente dimostrato la propria contrarietà all'idea di una nuova discarica.
I rappresentanti delle istituzioni (e molte sono quelle che, al tempo, hanno espresso parere favorevole sulla discarica), sanno già che la popolazione non ha più intenzione di riporre fiducia negli annunci e nelle promesse. L'esperienza della discarica di Bommiscuro ha lasciato segni profondi nella zona.
I cittadini di quest'area hanno già sanzionato decenni di malgoverno e i partiti un tempo più gettonati registrano un calo di voti nell'ordine delle decine di migliaia, senatori e deputati hanno perso il loro scranno, forse per sempre.
Una popolazione che, tra elezioni regionali e politiche, ha disertato in massa le urne, arrivando a marcare una soglia di astensionismo massima del 41% in alcuni comuni.
Una popolazione già segnata dalla crisi del settore agricolo, dall'industrializzazione selvaggia e dall'invasione dei centri commerciali, che non attende più concessioni dall'alto e proclami dall'aspetto benefico, ma si organizza per la difesa del proprio ambiente e della propria salute.
Non c'è più spazio per le discariche, la lottizzazione, i petrolieri e i mille assalti del capitalismo.
Avola Resiste
Playa di Catania
Il litorale della Playa, lunghissima spiaggia di sabbia catanese, è stato a varie ondate oggetto di numerose speculazioni, oltre che di un'ormai storica lottizzazione tra gli stabilimenti balneari che ne occupano quasi la totalità, negando il passaggio ai bagnanti in palese violazione delle leggi.
Un nuovo assalto alla Playa è partito nei mesi scorsi quando, poco prima dello scioglimento del consiglio comunale, con la delibera del 17 aprile 2013 è stata approvata la variante al P.U.A. Catania Sud.
Abbiamo subito denunciato, insieme a singoli, gruppi e associazioni, come il P.U.A. costituisca un tentativo di cementificazione.
La società “Stella Polare”, titolare del progetto, mira a stravolgere il lungomare Playa di Catania con infrastrutture di enorme cubatura come un centro congressi e un acquario ancora più grande di quello di Genova. Una vera e propria offensiva ideologica del trasversale partito del mattone catanese: cementificare le coste, arrecando ulteriori offese a un litorale già violentato da scelte urbanistiche sbagliate e sottrarlo alla libera e comune fruizione da parte di tutte e di tutti.
L'incubo dei lidi
Il nostro giro turistico non può
che indirizzarsi adesso alla ridente Playa (ride per non piangere
naturalmente). Chilometri e chilometri di spiaggia debitamente recintata e
privatizzata da affollati condominii estivi in forma di lidi balneari: lì si
balla, si fa animazione, si gioca a tamburelli e a bocce, ci sono ristoranti,
docce e piscine in cui farsi una bella nuotata, ci sarebbe anche il mare, ma di
quella merda di mare non gliene frega niente a nessuno.
In ogni caso, se proprio volete farvi un tuffo nell’acqua di mare, così liberamente, senza dover pagare dove poggiate le chiappe, le varie amministrazioni comunali hanno voluto donare alla cittadinanza tre, dicasi tre, spiagge “libere”, che costituiscono più dello 0,1 per cento dell’intero litorale. Tre spiagge libere con docce e bagni gratuiti! Sono tre meravigliose spiagge di pochi metri quadrati per centinaia e centinaia di bagnanti, una delle quali con celato divieto di balneazione, dove certi elettori cari al rieletto sindaco possono tranquillamente recarsi di sera a massacrare qualche povero cavallo scampato alla nobile tradizione catanese dell’arrusti-e-mangia.
Le tre suddette spiagge libere occupano un’area complessiva di circa un centesimo di una chilometrica spiaggia che dal porto di Catania arriva sino alle foci del Simeto, interamente occupata con adeguate muraglie protettive da centinaia di lidi privati, dove l’accesso al mare è proibito a tutte le tasche vuote dell’universo mondo... Se pertanto voi desiderate in una città di mare come Catania recarvi al mare senza dover pagare l’illegale balzello ai privati occupanti abusivi di suolo pubblico, dovrete tentare l’ardua impresa di trovare spazio in una delle suddette spiagge libere facendovi largo tra una ressa di bagnanti ammassati gli uni sugli altri e facendo attenzione a non sconfinare a destra o a sinistra sul bagnasciuga del contiguo lido privato, dove dei solerti bagnini-guardiani vi ricacceranno dentro il recinto delle bestie, perché da un certo punto in poi la spiaggia non è più libera e si paga a caro prezzo!
In ogni caso, se proprio volete farvi un tuffo nell’acqua di mare, così liberamente, senza dover pagare dove poggiate le chiappe, le varie amministrazioni comunali hanno voluto donare alla cittadinanza tre, dicasi tre, spiagge “libere”, che costituiscono più dello 0,1 per cento dell’intero litorale. Tre spiagge libere con docce e bagni gratuiti! Sono tre meravigliose spiagge di pochi metri quadrati per centinaia e centinaia di bagnanti, una delle quali con celato divieto di balneazione, dove certi elettori cari al rieletto sindaco possono tranquillamente recarsi di sera a massacrare qualche povero cavallo scampato alla nobile tradizione catanese dell’arrusti-e-mangia.
Le tre suddette spiagge libere occupano un’area complessiva di circa un centesimo di una chilometrica spiaggia che dal porto di Catania arriva sino alle foci del Simeto, interamente occupata con adeguate muraglie protettive da centinaia di lidi privati, dove l’accesso al mare è proibito a tutte le tasche vuote dell’universo mondo... Se pertanto voi desiderate in una città di mare come Catania recarvi al mare senza dover pagare l’illegale balzello ai privati occupanti abusivi di suolo pubblico, dovrete tentare l’ardua impresa di trovare spazio in una delle suddette spiagge libere facendovi largo tra una ressa di bagnanti ammassati gli uni sugli altri e facendo attenzione a non sconfinare a destra o a sinistra sul bagnasciuga del contiguo lido privato, dove dei solerti bagnini-guardiani vi ricacceranno dentro il recinto delle bestie, perché da un certo punto in poi la spiaggia non è più libera e si paga a caro prezzo!
Fatevi dunque una vacanza di mare
nel meraviglioso mare di Catania e capirete cosa vuol dire una spiaggia libera davvero,
ammirando la bellissima muraglia di chilometri e chilometri di Playa che
impedisce l’accesso al mare, chilometri di mare occupati da lidi privati dai
dolcissimi nomi esoterici, dove anche il sole ha una tariffa, perché anche il sole
da un certo punto in poi è proprietà privata…
Sulla prima di queste tre ridenti
spiagge libere (ridenti perché costrette a ridere dal quotidiano locale e dal
locale assessorato allo sport e al turismo), fino a qualche anno fa, alla fine
di giugno frotte di bambini post-scuola venivano deportati in massa da
illuminati programmi ricreativi tramandati alle giunte di centrodestra dall’illuminato
sindaco pop di centrosinistra. Per tutto il mese di luglio i piccoli deportati
della vacanza di mare venivano prelevati da appositi pulmini canterini nelle
scuole di appartenenza e trasportati sulla prima spiaggia libera, sotto la
vigile guida di esperti animatori sottopagati o non pagati affatto, e comunque
appositamente qualificati animatori all’interno di cooperative o associazioni
tuttofare appositamente create dai fans dei più quotati esponenti di partito per
poter partecipare alla spartizione di quel po’ che resta ancora da spartire in
una città dove la spartizione del pubblico denaro costituisce da sempre il modo
più “naturale” di intendere la politica. Giunti sulla ridente ma ormai biliosa
spiaggia libera, il gregge di bambini e bambine viene raccolto in un apposito
recinto, fornito di amplificazione e musica salsa e meringa come nei migliori
villaggi turistici. Qui gli esperti animatori danno inizio rapidamente al loro
intervento educativo, spingendo il gregge a entrare in acqua, dove bambini e
bambine dovranno sculettare allegramente al ritmo della musica assordante, per il divertimento anche dei
bagnanti presenti che potrebbero altrimenti annoiarsi a dover sentire solo il
suono troppo scontato della risacca marina o il verso di un gabbiano in volo
rasente sull’acqua. Ovviamente i bambini e le bambine apprenderanno in tal modo
la felice equazione mare-divertimento, fregandosene del rapporto uomo-natura o
della qualità delle acque marine, dell’aria e dell’ambiente in generale. Impareranno,
ad esempio, che la specie più diffusa di pesci in riva al mare è rappresentata
dalle bottiglie di plastica e loro affini e che recarsi al mare solo per fare
una passeggiata e respirare l’aria e godere della vista della natura senza dover
consumare nemmeno una lattina di coca o una merendina in offerta speciale sia
la cosa più insulsa e noiosa della terra. E allora, coraggio, signori sindaci!
Più strutture balneari e meno natura, più divertimento usa-e-getta e meno impegno
civile... Un elettorato di non-cittadini è già in lista di attesa per
garantirle il voto alle prossime elezioni.
Catania Antispecista
Riserva Naturale Oasi del Simeto
Uno dei “gioielli” della lunga riviera sabbiosa è il villaggio “Paradiso degli Aranci”, area residenziale, sede di una miriade di villette costruite, nella maggioranza dei casi, senza tener conto dei vincoli territoriali e ambientali: molte delle abitazioni, infatti, sono costruite a pochissimi metri dalla costa.
La situazione in cui versano attualmente le aree di riserva e di pre-riserva dell’Oasi del Simeto è a dir poco pietosa. All’interno di queste aree, infatti, sono stati realizzati abusivamente, nel corso degli scorsi decenni, decine di migliaia di vani senza che il Comune di Catania abbia fatto qualcosa per frenare questo enorme proliferare di seconde case; alcune di queste sono state costruite entro la fascia di 150 metri dalla battigia, altre dentro l’area destinata a riserva vera e propria, ciò in aperto contrasto con la L.R. n. 78/76 e con la L. 431/85.
Quest’area, comunque, per la sua vicinanza con la Riserva Naturale Orientata “Oasi del Simeto”, rappresenta un segmento di territorio che sarebbe opportuno porre sotto osservazione, in quanto l’area di pre-riserva non è meno importante della riserva vera e propria. Molti uccelli infatti l’attraversano durante i loro viaggi migratori, essendo l’Oasi del Simeto una zona di sosta importantissima durante le migrazioni, nonché ultimo rifugio di una flora ormai quasi completamente scomparsa dalla Sicilia Orientale. Sarebbe opportuno, a tal proposito, provvedere al ripristino, nell’area, della tipica vegetazione delle dune.
Quest’area, opportunamente attrezzata e tutelata, potrebbe essere anche un luogo capace di soddisfare le richieste di una collettività sempre più alla ricerca di spazi liberi e di contatti con la natura, capace di svolgere cioè un vero e proprio servizio sociale.
Catania Antispecista
giovedì 1 agosto 2013
Giardini Naxos
Dopo una conclusione amara della scorsa stagione balneare, a causa della rottura del depuratore, l’estate 2013 a Giardini Naxos è segnata dall’ulteriore diminuzione della fruibilità dei pochi tratti di spiaggia libera presenti nel centro della cittadina. Nell’area sabbiosa libera tra il porto turistico e gli stabilimenti balneari, destinata in gran parte al ricovero di barche, è stata improvvisamente vietata la balneazione per un raggio di 350 metri; la sabbia è tempestata di rifiuti, non vi è alcun servizio di doccia e gli spazi destinati all’ormeggio si sono estesi, fino al tentativo, fortunatamente “estirpato” dai residenti frequentatori della spiaggia, di recintare l’accesso al mare riservandolo ad un noleggio di motoscafi, che ha persino installato una rete tra il proprio pontile e i frangiflutti. Gli stabilimenti occupano tutto l’arenile balneabile del centro cittadino, con l’eccezione di due minuscoli tratti, di circa venti metri ciascuno, destinati a spiaggia libera comunale ma privi di ogni servizio; in essi, peraltro, è inspiegabilmente vietato l’accesso ai cani. Dopo la lunghissima striscia di stabilimenti balneari, che vietano la sosta sulla battigia anche per pochi minuti, resta ai cittadini soltanto la parte di arenile costellata dagli scarichi fognari, l’unico tratto di mare in cui portare il cane o far giocare a pallone i bambini. Davvero un triste scenario per una cittadina che vanta un grande afflusso turistico.
Priolo - Riserva Naturale orientata Saline di Priolo
"Il prezzo di essere raffinati" - fotoinchiesta di Alberta Dionisi
Alla fine degli anni ’50, su quello che era lo splendido litorale siracusano, Angelo Moratti (imprenditore lombardo presidente dell'Inter) fece costruire la Rasiom, in grado di raffinare 8 milioni di tonnellate di greggio all’anno. In seguito arriveranno la Esso, l’Eni e l’Enel costruendo stabilimenti senza alcuna tutela per l'ambiente, e la costa tra i comuni di Priolo, Augusta e Melilli verrà ribattezzata “triangolo della morte” a causa dell'elevatissimo tasso di inquinamento.
Queste industrie petrolifere e chimiche hanno dato lavoro negli anni a circa 10 mila persone, ma oggi, a parte la Erg (acquistata dalla società petrolifera russa Lukoil), stanno trasferendo altrove i cicli produttivi. Dello sviluppo economico prospettato è rimasto ben poco, ma sono rimasti i gravissimi danni provocati alla popolazione e all'ambiente.
Il polo petrolchimico è adiacente alla penisola di Magnisi, sulla quale sorgeva l'insediamento preistorico di Thapsos; proprio di fronte lo straordinario ecosistema della Riserva delle Saline, che accoglie il Cavaliere d’Italia e moltissimi altri uccelli.
Alla fine degli anni ’50, su quello che era lo splendido litorale siracusano, Angelo Moratti (imprenditore lombardo presidente dell'Inter) fece costruire la Rasiom, in grado di raffinare 8 milioni di tonnellate di greggio all’anno. In seguito arriveranno la Esso, l’Eni e l’Enel costruendo stabilimenti senza alcuna tutela per l'ambiente, e la costa tra i comuni di Priolo, Augusta e Melilli verrà ribattezzata “triangolo della morte” a causa dell'elevatissimo tasso di inquinamento.
Queste industrie petrolifere e chimiche hanno dato lavoro negli anni a circa 10 mila persone, ma oggi, a parte la Erg (acquistata dalla società petrolifera russa Lukoil), stanno trasferendo altrove i cicli produttivi. Dello sviluppo economico prospettato è rimasto ben poco, ma sono rimasti i gravissimi danni provocati alla popolazione e all'ambiente.
Il polo petrolchimico è adiacente alla penisola di Magnisi, sulla quale sorgeva l'insediamento preistorico di Thapsos; proprio di fronte lo straordinario ecosistema della Riserva delle Saline, che accoglie il Cavaliere d’Italia e moltissimi altri uccelli.
inchiesta collettiva sulle spiagge della costa ionica siciliana
il circolo città futura promuove la costruzione collettiva di un dossier dettagliato sulla condizione di spiagge, mare e servizi pubblici lungo tutta la costa ionica della sicilia.
gireremo tanti luoghi, per denunciare la costante privatizzazione delle spiagge e degli accessi al mare, per vigilare sulle condizioni ambientali, per chiedere servizi essenziali per le spiagge pubbliche, ma anche per condividere e far scoprire luoghi bellissimi...
PER PARTECIPARE: inviaci un messaggio o una mail con testi, foto e video. sono invitati a costruire collettivamente l'inchiesta singoli, gruppi e associazioni
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